Lettere Aperte

Lettera - Manifesto
Alle famiglie Iuliano, Lembo, Della Gatta.
È opportuno precisare e ribattere, punto per punto, alla vostra lettera, onde fugare, speriamo in maniera definitiva, qualsiasi altro dubbio su questa, solo per noi,  brutta vicenda.
Nella vostra affermate di esser coinvolti in “questa brutta vicenda che riguarda l’impossibilità dell’azienda di rispettare i suoi obblighi finanziari 
È doveroso precisare che la psicosi collettiva che ha portato tutti, a ragione, a richiedere il rimborso del proprio capitale, è stata proprio causata ad arte da voi, per fiaccare psicologicamente le persone annientandone la volontà e con l’unico fraudolente intento di scrollare definitivamente dalla società il pesante fardello delle obbligazioni. 
Certo, fino a quando avete avuto bisogno di noi avete raccolto, raccolto e continuato a raccogliere selvaggiamente e a più non posso, poi, quando  avete messo al sicuro il vostro futuro con i nostri soldi, avete pensato che era arrivato il momento giusto per cancellarci e volete farlo senza troppi scrupoli e senza alcuno sforzo, con un solo colpo di spugna, da veri insolenti!
Inventarsi un crak per intimorirci e portarci alla convinzione che forse accettare le briciole dei nostri risparmi è per noi la soluzione migliore, sacrificando una fetta ancora visibile dei vostri patrimoni per dimostrare che state facendo il possibile e l’impossibile per fronteggiare la situazione, ma noi sappiamo benissimo che anche questi “sforzi” fanno parte di quella sceneggiatura scritta ad arte da uno spietato regista al solo fine di portare a termine questo assurdo piano criminoso.
Ma oggi più che mai pretendiamo la verità, ma non la vostra verità, ma quella che ci auguriamo la Procura ci assicurerà perché noi obbligazionisti oggi, più che essere interessati a raccogliere le briciole che ci avete lasciato, cerchiamo GIUSTIZIA e risposta alle tante domande che ci attanagliano:
DOVE SONO FINITI I NOSTRI SOLDI?
Orbene, abbiamo iniziato a fare le ipotesi più disparate:
“Se non sono serviti a finanziare l’attività caratteristica dell’azienda, a cosa saranno mai serviti i nostri risparmi? Qualche idea ce la siamo fatta, certo, ma preferiamo che sulla vicenda faccia luce e si esprima la Magistratura“.
Una sola certezza tuttavia ce l’abbiamo, perché il lusso che ostentate è sotto agli occhi di un’intera città da oltre 40 anni:
molto probabilmente saranno serviti per comprare bellissime case, isole intere, castelli in Scozia ed in Francia oppure saranno stati trasportati altrove, in paradisi fiscali lontani, perché i nostri eroi Lembo, Iuliano e Della Gatta sono dei viveur e la vita se la godono alla grande!
Non comprendiamo però come si fa a sentirsi bene indossando un abito altrui o a spendere i soldi  delle vecchiette, delle coppie che si devono sposare e dei malati che si devono curare senza sentirsi minimamente in colpa, forse questo si chiama DELIRIO DI ONNIPOTENZA! Speriamo che qualcuno lo smonti questo delirio, per il loro bene si intenda!
Nella lettera da voi inviata, inoltre, provate a richiamare l’attenzione sulla vostra storia imprenditoriale ai giovani.
Ai più giovani non c’è bisogno di raccontare la vostra verità e tantomeno la vostra storia imprenditoriale, sono già pieni di disperazione e di esempi negativi, lasciamoli stare.
La vostra storia imprenditoriale, alla luce di quel che sta emergendo dalle inchieste e dalle vostre stesse dichiarazioni, rese pubblicamente con superbia ed evidente intenzione di dileggio, è la brutta storia di una pessima imprenditoria, è la storia di un articolato esperimento di falsità perpetrata ai danni dei più deboli per più di 40 anni.
Quel che apparentemente si suppone esser stato dato ai padri mediante interessi per niente più alti di quelli di mercato, è stato ripreso con la forza e la violenza ai figli.
Ai più giovani va raccontato quel che è ormai noto a tutti:
Che grazie ai soldi dei loro padri, i rampolli Della Gatta, Lembo e Iuliano, hanno costituito le loro aziende, vantandosi poi persino sulla stampa di settore di aver costituito le società con “capitali propri”, il cui risultato è stata una riuscita e complessa architettura societaria, a compartimenti stagni, apparentemente blindata.
Ai più giovani va raccontato di come Deiulemar oppose ai loro inermi padri uno tra i peggiori mastini, che sotto la pioggia, urlavano e si disperavano per il dolore causato dall’impotenza di non poter dare un futuro ai loro figli, un mastino arrestato per tangenti, che aveva provato ad oltraggiare i malati di tumore, spacciandolo per un esperto di risanamento aziendale.
Sarete presi ad esempio dai “furbi imprenditori” di tutto il mondo, visto che il vostro è destinato a diventare, purtroppo, un caso scuola nella storia dell’ insalubre imprenditoria.
Noi ci auguriamo che almeno la Magistratura e le autorità inquirenti trovino, oltre alle forti motivazioni etiche, uno stimolo in più nello scardinare tale complesso arcipelago di società e trusts, che avete costruito grazie ad esperti geni della finanza malvagia, che vi siete potuti permettere grazie ai nostri soldi.
In merito ai posti di lavoro penso che anche questa sia una forte mistificazione.
L’impatto occupazionale è davvero minimo in verità.
Bisogna dirlo ai giovani che quelle persone che ora lavorano con Deiulemar, in caso di fallimento, andranno sicuramente a lavorare altrove, da qualche altro armatore, magari, pronto per voi a rilevare la quota di mercato.
La credibilità vostra cala ogni giorno sempre più:
Caparbi giornalisti, prestigiose testate giornalistiche nazionali ed internazionali, anche grazie a quelle locali che fanno un buon lavoro, stanno fornendo un contributo essenziale a svelare i vostri piani ed i mille inattesi retroscena e complicità.
Infine un consiglio, l’espressione che adottate, non solo nella lettera, “mettere a disposizione”, è fuorviante e non rispondente alla realtà, non potete mettere a disposizione una cosa che non è vostra, un patrimonio che avete costituito al 99% con i soldi dei torresi, distribuendo un finto benessere che alla fine non è stato altro che un continuo privarsi dei pochi risparmi così faticosamente sudati. Utilizzate, piuttosto, il più legittimante verbo “restituire”, e fatelo presto!
Riconoscete che da soli, con i soli finanziamenti bancari, come fanno le altre aziende, non sareste arrivati da nessuna parte e, dunque, ringraziateci per quello che abbiamo fatto per voi restituendoci il  mal tolto e facendo rientrare i nostri soldi da quel monto parallelo che oggi, più che mai, ci fa piacere esista!
La vostra parola è ormai vuota e priva di valore e peso, scritta nell’acqua che rapidamente la cancella.
Se la fortuna vi assiste potrete non fallire in un Tribunale ma agli occhi nostri e del mondo intero siete già dei falliti e lo sarete per sempre.

Noi Obbligazionisti Deiulemar


Lettera
On.le, Presidente,
La Deiulemar è un impero dello shipping che ha una flotta di 18 navi e ne gestisce oltre 60 con fatturati da centinaia di milioni di euro. Ma emerge che la società ha emesso titoli per 700 milioni di euro fuori da qualsiasi controllo, mentre in parallelo faceva certificare i bilanci da Kpmg ed emetteva obbligazioni regolari autorizzate dalla Consob. 
Alle famiglie di imprenditori coinvolte (Della Gatta, Iuliano e Lembo) «fa capo un gruppo diversificato composto da società armatoriali ed immobiliari-alberghiere che nel 2009 ha prodotto un fatturato superiore ad 1,1 miliardi di euro, che anche nel 2010, nonostante la crisi del settore, si è attestato intorno agli 825 milioni di euro».
Al centro di quello che non è un gruppo, almeno formalmente, c’è Deiulemar Compagnia di Navigazione, una S.p.A. a socio unico controllata da Deiulemar Holding, a sua volta controllata da tre fiduciarie. Questa è la società storica attiva dal 1969, guidata dal capitano Michele Iuliano come armatore. Tradizionalmente, come tante altre società della zona, Deiulemar è ricorsa negli anni, per finanziare la propria attività, al cosiddetto “sistema dei carati” - un meccanismo di compartecipazione del rischio armatoriale, applicato spesso con la comunità locale e disciplinato anche dal codice della navigazione - evolutosi nel tempo nell’emissione di prestiti obbligazionari.Anche l’ultimo bilancio disponibile, infatti, riporta il prospetto relativo alle emissioni obbligazionarie: diverse emissioni, fra gli anni 80 e la fine del 2010, per un importo complessivo di circa 40 milioni di euro, con cedole annuali fra il 5,8% e il 7% netti. Per tal motivo Deiulemar a Torre del Greco, dove vive la maggior parte dei risparmiatori interessati, godeva di ottima fama. Almeno fino a pochi mesi fa.A metà gennaio hanno iniziato a circolare voci su una presunta instabilità dell’azienda, forse perché a livello internazionale stavano cominciando a emergere pesanti difficoltà. Paragon Shipping, società greca quotata a New York, comunicava ad esempio il 17 gennaio di aver ricevuto da Deiulemar la richiesta di ricontrattare la rata di un noleggio di una nave divenuta troppo onerosa per la compagnia partenopea (sintetizzando, va ricordato come il mercato dei noli, soprattutto nel settore di Deiulemar, le cosiddette “rinfuse secche”, sia ai minimi storici di sempre). E pochi giorni dopo altre 11 compagnie rivelavano richieste similari.Così le voci hanno preso corpo e se per qualche giorno le rassicurazioni offerte dall’ottantottenne Michele Iuliano in persona hanno tenuto tranquilli i risparmiatori torresi, nel giro di poche ore la situazione è precipitata, tanto che la compagnia ha dovuto chiudere i propri uffici per l’assedio degli obbligazionisti. Anche perché il quadro che si è andato via via delineando non è semplicemente quello di un’azienda storica e solida travolta dalla crisi economica. Il 23 gennaio, infatti, la stessa Deiulemar comunicava di aver presentato un «esposto all’autorità giudiziaria in merito a certificati irregolari di tipo obbligazionario al portatore» ad essa intestati. E cinque giorni dopo, ribadendo «l’emersa circolazione di certificati di tipo obbligazionario emessi al di fuori delle regolari procedure societarie» rendeva nota la sostituzione dell’amministratore unico in carica, Iuliano, con l’avvocato Roberto Maviglia.Quello che è emerso è che accanto ai certificati obbligazionari regolarmente emessi, la compagnia e i suoi amministratori hanno continuato a rilasciare titoli simili ad obbligazioni al portatore, intestati alla società e da essa regolarmente onorati fino a metà gennaio, ma totalmente al di fuori delle norme sulle emissioni e dai bilanci della società stessa. La società ha avviato un ‘censimento’ dei titoli “irregolari” in circolazione, e l’AU Maviglia in più occasioni ha dichiarato che il loro ammontare complessivo si aggira sui 700 milioni (solo 40 milioni quelle invece iscritte nel bilancio 2010)Questo pone interrogativi anche di natura contabile e fiscale, dato che i certificati “irregolari” sono identici a quelli “regolari” sia come scadenza (fine 2018) che come intestazione e modalità di pagamento, al netto, (essendo a carico dell’emittente la trattenuta fiscale). Maviglia prova a gettare acqua sul fuoco dichiarando in più occasioni che queste risorse sono state affidate (Deiulemar non è mai ricorsa ad intermediari, trattando direttamente con i sottoscrittori, spesso direttamente in sede e in contanti, anche nel caso delle emissioni regolari) all’armatore sulla base di un rapporto fiduciario con lo stesso e non sono mai entrate nella disponibilità della società. Comunque i soci fondatori della Deiulemar Compagnia di Navigazione S.p.A. hanno manifestato l’intendimento di fare quanto nelle loro possibilità per contribuire a dare ristoro a tutti gli investitori. A tale proposito sono stati emessi comunicati ufficiali da parte della società consultabili all’indirizzo http://www.deiulemar.it/02/area_investitori_comunicati.html.A partire dal 2005 sono state fatte alcune strane operazioni societarie che hanno, in effetti, svuotato la Deiulemar Compagnia di Navigazione. Sono state create quindi la Deiulemar Shipping, la Deiulemar Tankers, e la Ledi che ad oggi sono entità formalmente slegate dalla Deiulemar Compagnia di Navigazione, fatta eccezione per i legami di parentela che si possono ricondurre ai trust che sono stati posti in essere. Ed è proprio la presenza di trust, alcuni dei quali di ultima generazione (dinamici con protector), che fa crescere i sospetti che tutto sia stato architettato e pianificato da tempo da specialisti del settore proprio per far sparire in quello che è stato definito dagli stessi vertici della Deiulemar ‘mondo parallelo’ e poi il tutto protetto da avvocati del calibro di Astolfo Di Amato.Quello che di questo guazzabuglio sembra davvero incomprensibile è come un impero dello shipping - oltre 60 navi gestite, 18 di proprietà, fatturati da centinaia di milioni di euro, attività di livello internazionale - sia stato costruito emettendo titoli, magari pure in buona fede, di dubbia consistenza giuridica, per centinaia di milioni di euro, senza registrare la quantità e l’ammontare degli stessi, sulla base di una fiducia prestata in nome di tradizioni sparite dal panorama armatoriale mondiale e sostituite da normative finanziarie moderne. Il tutto in parallelo ad operazioni di sofisticata ristrutturazione dell’architettura societaria, alla certificazione dei bilanci, chiaramente irregolari, (da parte di una big come Kpmg) e all’emissione di obbligazioni regolarmente contabilizzata e approvata dalla Consob che, pare pure sia stata coinvolta per mancanza di controlli. Per non parlare delle banche che, nonostante transitassero enormi capitali su conto correnti intestati ai vertici della Deiulemar, non si sono accorte di nulla che fosse riconducibile al riciclaggio di danaro.E incomprensibile quindi come sia stato possibile far sparire tali capitali senza che nessuno dei poteri atti al controllo si accorgessero di nulla, per farli approdare chissà su quale ‘isola felice’ e per utilizzarli chissà per quale scopo.La procura di Torre Annunziata, pare, sta indagando ad ampio raggio, anche se essa stessa si è dichiara troppo piccola rispetto alla complessità del caso e quindi c’è bisogno urgente di ulteriore sostegno. Le accuse rivolte ai vertici della Deiulemar sono piuttosto gravi. Al momento la società non è fallita, e i soci sembra non intendano permetterlo, ma vorrebbero liquidare gli obbligazionisti con una proposta di concordato preventivo definita unanimemente,anche dalla stampa locale, “oscena”.Le chiedo quindi, in rappresentanza di più di 1000 obbligazionisti riuniti nel comitato spontaneo NoiDeiulemar (http://noi-obbligazionisti-deiulemar.blogspot.it), ma a nome di tutti gli obbligazionisti della Deiulemar, che le informazioni emerse vengano messe in luce. Le chiedo di ascoltare la voce alta, le urla di disperazione di una popolazione intera.L’aiuto dei media nazionali è importante perché bisogna vincere questa battaglia. Credo però soprattutto nel potere nello Stato che, sono convinto, debba intervenire in modo da garantire giustizia e agevolarla nel compito, forse non semplice, di far rientrare dal ‘mondo parallelo’ i 700 milioni di euro sottratti.Siamo a disposizione per approfondimenti, data la complessità del problema e gli innumerevoli risvolti, difficili da spiegare in una lettera. Non Le sarà difficile, qualora volesse aiutare Torre del Greco e non solo, trovare su internet riferimenti in merito alla vicenda.Sicuro della Sua collaborazione, nella speranza di ricevere una pronta risposta, La ringrazio.

Noi Obbligazionisti Deiulemar


Sono Maria Rosaria e scrivo a Beppe Grillo
per illustrare che a Torre del Greco, dal mese di dicembre 2011 si sta verificando un vero e proprio dramma sociale che sta coinvolgendo oltre 10000 famiglie. Si tratta di obbligazionisti della società armatoriale Deiulemar, operante sul territorio, e non solo, da oltre 40 anni, famosa in tutto il mondo, grazie a noi cittadini risparmiatori che abbiamo prestato il nostro denaro per un investimento a basso rischio, poichè gli interessi garantiti della società superavano di circa l'1-2% quello delle banche.
Da circa 6 mesi è emerso che le obbligazioni dichiarate al bilancio dai capi di questa società, i signori Della Gatta, Iuliano e Lembo, fossero solo di 40 milioni di euro, a fronte di quasi 700 milioni di obbligazioni emesse. Improvvisamente i soci hanno deciso di interrompere il pagamento degli interessi e non si è capito dove sono finiti questi soldi dato che non hanno intenzione di rimborsarci dei nostri sacrifici.
La città è disperata, sono i soldi di onesti lavoratori, di tutte le età e di tutti i ceti sociali e tassati salatamente. Siamo tutti vittime di una truffa sulla quale la Procura di Torre Annunziata sta indagando ed attendiamo le sue risposte. Le accuse sono piuttosto gravi, tra cui bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita di denaro pubblico.
Al momento la società è stata dichiarata Fallita il 2/05/2012 e nei giorni scorsi i loro avvocati, tra cui Astolfo Di Amato famoso fallimentarista al cui nome è stato associato quello di Berlusconi per questioni poco chiare relative ad anni passati,hanno presentato un ricorso alla sentenza presso la Corte d'Appello di Napoli. E' importante evidenziare infatti, che i soci in questione non hanno affatto difficoltà economiche e il loro unico scopo è quello di liberarsi di noi obbligazionisti per privarsi del debito.
Il loro patrimonio comprende possedimenti in tutto il mondo, quasi tutta la città è di loro proprietà, possiedono 18 grandi navi di trasporto merce, e ne gestiscono le attività di 60. Possiedono negozi di lusso in città turistiche come Capri, grattacieli a New York, e svariate società, persino sottoterra. Con questi patrimoni, grazie alla collaborazione di esperti, si è stimato che potrebbero rimborsarci abbondantemente del 100% del nostro capitale fino alla scadenza del 2018( scadenza delle obbligazioni emesse) e nonostante questo la società resterebbe in vita producendo utili.
Inoltre c'è un tesoro di denaro liquido che esiste in quanto in 5 anni i soci si sono divisi utili per oltre 300 milioni di euro e deve essere trovato, sicuramente sarà all'estero in paradisi fiscali e ben custodito. Potra' approfondire il caso sui giornali locali: metropolis web, mezz'ora di torre in rete (julie news), ove troverete diversi servizi dedicati alla vicenda, alla manifestazione di piazza del 9 marzo, alla fiaccolata del 22 e la manifestazione del 29 marzo ed altro. Abbiamo estremamente bisogno che il caso diventi nazionale ( che il23/05/2012 dall'On. Di Pietro è stata presenta tata un'istanza parlamentare, ma i nostri cari politici ci hanno risposto picche, che non è un problema loro, e che noi siamo stati incauti nei nostri investimenti) per accendere l'attenzione su questa tragedia che ci è piombata addosso da un giorno all'altro, dato che la società ha da sempre instaurato con i cittadini torresi un rapporto di estrema fiducia, tanto che molti di noi hanno riposto tutto il patrimonio, frutto dei sacrifici di una vita. Nessuno meglio di Lei può far sentire la Nostra Voce ad un governo ladro che prende sempre dalle tasche dei soliti noti, e quando poi i soliti noti chiedono aiuto per un intervento massiccio dello Stato viene dato il 2 di picche.
I capi della società hanno ritirato capitali fino a 2 giorni prima dall'esplosione della notizia dichiarando che andasse tutto bene e continuando a firmare regolarmente le obbligazioni di proprio pugno. Questa situazione si insinua nel contesto già difficile del Sud Italia, con i relativi problemi occupazionali per molti giovani, e le pensioni da fame di tanti poveri anziani che rischiano di non poter curare le proprie malattie. Il potere d'acquisto si è di colpo ridotto e molte attività commerciali sono costrette a chiudere. Solo la Fede che abbiamo ci aiuta ad andare avanti in questo momento catastrofico. Riteniamo che lo Stato debba intervenire nella persona del signor Monti, in modo da garantirci giustizia e agevolarci nel compito di far rientrare i nostri 700 milioni nelle banche italiane. Siamo a disposizione per approfondimenti, data la complessità del problema e gli innumerevoli risvolti, difficili da spiegare in una lettera."


Spero di essere stata abbastanza chiara nell'esporre quello che stà succedendo.
Non sappiamo più cosa fare. Le persone sono disperate.
Purtroppo abbiamo a che fare con persone che si sentono onnipotenti e non hanno alcun rimorso per tutto quello che stanno facendo.
Bisogna cercare di intervenire prima che possa accadere l'irreparabile.
La gente è disperata ed anche molto inferocita.
Cordiali saluti
Maria Rosaria, Torre Del Greco
(lettera firmata)